Migliorare l’abilità fisica nella società sedentaria, una sfida del XXI secolo? Nikos Myttas pp 3-3 L’abilità fisica in un mondo insediato dalla vita sedentaria (a meno che si considerino attività fisica guidare l’automobile, premere i tasti del telecomando o allontanare il piatto dicendo “sono sazio”) è un aspetto specifico biologicamente determinato con cui i giovani, in particolare i bambini, si confrontano sin dall’infanzia. Durante il secondo semestre di vita, il bambino dirige quasi tutta la sua attenzione alle mani e alla voce, ma l’abilità fisica non è superiore a quella di uno scimpanzé. Tuttavia, verso il primo compleanno il bambino avrà raggiunto due delle più importanti tappe dello sviluppo umano: i primi passi indipendenti e la pronuncia delle prime parole intelligibili.
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Il disordine dello sviluppo della coordinazione nell’ADHD in età pediatrica Ellen A Fliers pp 4-6 Per definizione, i bambini affetti da sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) sono eccessivamente attivi e presentano anche problemi di concentrazione e di controllo degli impulsi. Possono essere affetti anche da goffaggine motoria. Quest’analisi offre un aggiornamento sulla concomitanza dei problemi motori e dell’ADHD, una comorbilità da molto tempo riconosciuta. In passato, queste difficoltà erano definite “disfunzioni cerebrali minime”, diagnosi ombrello per le disfunzioni dei domini di comportamento, apprendimento e abilità motorie. Altre definizioni delle carenze motorie nell’ADHD includono la disprassia, la “sindrome della goffaggine infantile”, la disfunzione neurologica minore e più frequentemente i deficit di attenzione, controllo motorio e percezione (DAMP). Oggi parleremo del disordine dello sviluppo della coordinazione (DCD), per il quale il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV-TR)2 prevede una categoria sintomatologica. Tuttavia, il DCD non ha ricevuto la stessa attenzione dell’ADHD, né nella letteratura scientifica né nei media.
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Verso un approccio dimensionale: screening e diagnosi dei gruppi subclinici Andrea Kóbor, Ádám Takács and Valéria Csépe pp 7-9 La recente ricerca sulla sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) ha sollevato molte questioni, tra cui: come si definiscono i sottotipi e i gruppi di sottosoglia di questo disordine? L’ADHD è una patologia troppo complessa ed eterogenea per suddividere tutti i casi in due categorie (ADHD e non-ADHD). Tuttavia, non è possibile ripartire facilmente tutti i sottotipi considerati simili (ma non identici), sia per la pratica clinica che la ricerca tassonomica. L’edizione più recente del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV-TR) descrive tre sottotipi: ADHD-I (prevalentemente inattentivo), ADHD-HI (prevalentemente iperattivo–impulsivo) e ADHD-C (combinato). La suddivisione avviene seguendo due dimensioni basate sui sintomi primari (vale a dire, carenza di attenzione e comportamento iperattivo-impulsivo). Tuttavia, per diverse ragioni, tale tassonomia non può includere le inconsistenze diagnostiche e teoriche gravi: la stabilità temporale dei sottotipi è discutibile o non è del tutto nota, la diagnosi è soggetta a variazioni quando si utilizzano metodi diversi nella combinazione di informatori multipli e molte dimensioni sintomatologiche mostrano una diversa validità esterna.
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L’eccitazione e l’aggressività nell’ADHD Sachin Sankar and Katie Miller pp 10-13 Il 6 agosto 2011 l’atmosfera generalmente calma di Londra fu stata sconvolta da bande di giovani che assaltavano i negozi. L’indomani questo fenomeno raggiunse i centri e le città dell’Inghilterra e fu immortalato sulla prima pagina del Daily Mirror con il titolo “Le insurrezioni di Tottenham incendiano Londra”. Come si affronta questo tipo di aggressività e come si spiega? In primo luogo bisogna comprendere cos’è l’aggressività, qual è il suo ruolo e quali forme può assumere. Questo articolo esamina le cause, i tipi e la gestione dell’aggressività in un ambiente violento. Cos’è l’aggressività? Per iniziare a comprendere l’aggressività e identificarne le cause, è istruttivo consultare la definizione del vocabolario: “azione o procedura vigorosa (un attacco ingiustificato) quando intesa in particolare a dominare o padroneggiare; comportamento o atteggiamento ostile, ingiurioso o distruttivo, quando causato in particolare da frustrazione”.
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Il trattamento dell’ ADHD in un bambino con diabete mellito insulino dipendente Sharafat Hussain and Fiona E Padgett pp 14-15 Questo articolo narra il caso di un bambino con diabete mellito insulino dipendente e sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e le difficoltà di gestione dell’ADHD. Presentazione Dylan* è un ragazzo caucasico, diagnosticato con diabete tipo 1 a 17 mesi e difficoltà comportamentali a 22 mesi, al quale è stata diagnosticata l’ADHD a cinque anni. All’inizio delle elementari è stato descritto come facilmente distraibile, irrequieto, eccitabile e impulsivo. Non si pensava che il controllo diabetico fosse legato al suo comportamento. In principio, la famiglia di Dylan non era propensa ad avviare una terapia farmacologica, preferendo trattare l’ADHD con supplementi alimentari e cambiamenti comportamentali. A nove anni, a causa delle crescenti difficoltà e delle continue esclusioni scolastiche, la madre di Dylan ha acconsentito a provare i farmaci stimolanti. Per ottenere un’efficacia sostenuta nel corso della giornata, Dylan ha iniziato con metilfenidato a rilascio prolungato. Con una dose giornaliera di 36 mg, il suo comportamento era più calmo, più concentrato, con un funzionamento migliore. Tuttavia, il sonno e l’appetito erano disturbati, provocando un calo del peso ponderale e un deterioramento del controllo diabetico, tra cui degli episodi di ipoglicemia.
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Valutazione dei sintomi e aspettative della terapia farmacologica: medici vs genitori Helmut Niederhofer, Ulrike Ancker, Gerhard Broer, Norma Dehne, Dirk Drexler, Salih Filiz, Izzet T Kahraman, Uwe Koenemann- Nunold, Christoph Kretzschmar, Nicolaus Lingens, Marcelo Mora- Marfetan, Mani Sina and Beate Mueller pp 17-19 La sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è uno degli argomenti più controversi della ricerca medica. L’eziologia e la patofisiologia dell’ADHD sono in gran parte poco chiare. I criteri diagnostici sono ancora discussi, mentre le due diverse serie di linee guida (la Classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari della OMS [ICD-10] e l’ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali [DSM-IV]) differiscono nella definizione dell’ADHD. Ciononostante, come il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi dello sviluppo, l’ADHD è uno dei disordini neurocomportamentali più spesso trattati nei bambini1 ed è considerata un disturbo cronico dello sviluppo che può persistere nell’età adulta. La maggiore difficoltà nella diagnosi dell’ADHD è che qualsiasi giudizio sull’inadeguatezza del comportamento, o sulla frequenza della sua manifestazione, necessaria per riflettere uno schema anomalo, è soggettivo e tendenzialmente distorto. È logico quindi che la terapia farmacologica venga avviata solo in presenza di sintomi gravi definiti da diversi valutatori (genitori, insegnanti, medici e/o i bambini stessi). Questo articolo tratta un sondaggio che ha investigato la concordanza tra il giudizio sulle carenze comportamentali e le aspettative della terapia con metilfenidato (MPH) da parte di medici e genitori di bambini in terapia farmacologica per l’ADHD.
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La titolazione nell’ADHD: la prospettiva della Spagna José A Alda, Marta Ubiñana, Eduardo Serrano, Adriana Fuste and Jon Izaguirre pp 20-23 Gran parte delle linee guida disponibili in Spagna sulla sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) proveniva dalla letteratura anglosassone e non era particolarmente idonea alla realtà del nostro ambiente socio-sanitario. Non c’era un accordo sul tipo di strumentazione applicabile nella valutazione dei bambini con possibile ADHD. Inoltre, c’era una controversia sui criteri utilizzabili nella diagnosi. Queste difficoltà legate all’individuazione, alla valutazione, al processo diagnostico e alla metodologia dell’ADHD hanno generato considerevoli variazioni (geografiche e demografiche), che a loro volta hanno provocato una sottodiagnosi o sovradiagnosi della malattia. Nel 2010 un team spagnolo di professionisti sanitari, attivo in Spagna e a conoscenza delle idiosincrasie del nostro sistema sanitario, ha sviluppato una linea guida di pratica clinica (CPG) sull’ADHD infantile e adolescenziale. Tale CPG fa parte di un programma di sviluppo di linee guida di pratica clinica basate sull’evidenza per tutto il sistema sanitario nazionale spagnolo. La nostra CPG, sviluppata sistematicamente per assistere i professionisti e i carer a intervenire nella gestione e nel processo decisionale per l’assistenza più idonea di questi pazienti, colma il vuoto esistente offrendo raccomandazioni in base alla migliore evidenza scientifica disponibile. è la prima linea guida spagnola sull’ADHD nei bambini e negli adolescenti sviluppata con questa metodologia.
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